Intervento Beatrice Costanzo
Intervento della dott.ssa Beatrice Costanzo del 24.02.2019 su Sandro Pertini in occasione della manifestazione “un fiore per Sandro” nel ricordo del 29^ anno dalla morte.
Un radioso buongiorno a tutti voi qui presenti e il mio più caloroso benvenuto.
La vostra presenza così partecipata è decisamente confortante per l’associazione.
Ringrazio ancora una volta l’autorevole presidente dell’Assopertini Elisabetta Favetta per il suo costante, concreto, annuale contributo verso l’associazione.
L’anno scorso, il 26 maggio 2018, abbiamo avuto l’onore di incontrare i Corazzieri in servizio durante il settennato di Presidenza di Pertini, che loro chiamano “Il nostro Presidente”. Una giornata decisamente emozionante passata a ricordare momenti, raccontare aneddoti circa la loro esperienza a Palazzo, fatti e pensieri che confermano l’immensa umanità di un uomo che si è speso totalmente e per tutta la vita per la sua Patria.
Oggi sono tornati qui a Stella e dunque voglio salutare questi uomini realmente eccezionali che hanno protetto e difeso il nostro Presidente con discrezione, orgoglio ed molta eleganza. Permettetemi dunque di citarli uno per uno:
Guido Fasoli
Giovanni Ortenzi
Martino Gaspare
Mario Paloni
Walter Baruzzo
Paolo Ceccanti
Francesco Fadda
Vittorio Lupi
Per ricordare il Presidente Pertini, voglio fare una riflessione sull’uso della parola libertà e cosa ha significato nella vita di Sandro Pertini; certamente libertà come esperienza personale e testimone della sua intera vita.
Si, perché non esisterebbe un futuro se non ci fossero delle persone disposte a difenderlo, ad immolarsi per esso; soprattutto un futuro è possibile a condizione che ci siano delle persone disposte a morire per delle parole.
Alcune parole sono un bene prezioso e andrebbero usate con cautela affinché non vengano abusate e dunque svuotate del loro reale significato; non bisogna farne un uso consumistico e dunque non pronunciarle invano poiché le parole fanno corpo con la storia e portano l’impronta di coloro che le hanno usate.
Bisognerebbe utilizzare con parsimonia parole vaste appunto come la parola LIBERTÀ’ e del suo compagno l’aggettivo LIBERO che il novecento ha messo decisamente a dura prova.
Ecco che allora c’è bisogno di uomini giusti, capaci di riequilibrare la storia e debellare la cattiva politica. Uno di questi è stato Sandro Pertini, un intransigente combattente per la libertà e uno spirito mai stanco la cui risolutezza non vacillò mai. La sua è una storia di libertà e di amore per l’Italia che ci ha resi appassionati, profondamente orgogliosi di vivere nel nostro magnifico Paese.
La sua indipendente libertà di giudizio gli permetteva, pur appartenendo ad una parte, di essere capace di contrastare con la stessa forza sia la destra che la sinistra poiché si può essere liberi anche all’interno di un condizionamento politico o sociale. In effetti per Pertini il linguaggio della libertà è un linguaggio disinteressato e non può avere a che fare con la parola interesse.
Pertanto come padre della Repubblica e attraverso la sua intensa vita politica ha cercato con tutte le sue forza di completare la libertà con la giustizia sociale per arrivare ad una reale democrazia, vera e giusta.
La Costituzione italiana, carta fondante dell’Italia libera, patrimonio di tutti, la Bibbia laica come la definiva il Presidente Ciampi, affronta lo spinoso problema tra libertà e giustizia: l’art. 3 sancisce una parità formale di diritti di libertà ma nel comma 2 si afferma che tale libertà formale si deve necessariamente tradurre in una rimozione degli ostacoli che la limitano altrimenti svanisce.
È proprio il secondo comma, un principio rivoluzionario poiché riconosce che le disuguaglianze fra gli uomini affondano le loro radici soprattutto nei rapporti sociali e nelle condizioni materiali ed economiche e che tali disuguaglianze socio-economiche pregiudicano, svuotano e falsificano il diritto allo sviluppo della persona.
Ecco che il secondo comma indica un percorso verso un modello di democrazia inclusivo con la consapevolezza di porre una sfida permanente all’economia, alla politica e alle istituzioni.
Ed è proprio il comma 2 dell’art.3 che ci spinge costantemente a parlare di democrazia, organizzazione parlamentare, solidarietà, volontariato, lavoro.
Nell’intervista che Pertini rilasciò alla scrittrice Oriana Fallaci, nel dicembre 1973, egli afferma e cito “Mi dica, in coscienza, se può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.”
Ancora durante il discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica: “L’essenza del Socialismo è nelle riforme. Ma se, a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai essere barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà pienamente goduta solo da una minoranza, se non riceverà il suo contenuto naturale che è la giustizia sociale”.
Nei discorsi ufficiali e non ufficiali amava ripetere soprattutto ai giovani:
“Battetevi sempre per la libertà, un’esigenza inalienabile dello spirito umano, per la giustizia sociale, la libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile. Sono un binomio inscindibile poiché la giustizia sociale si completano e si rafforzano vicendevolmente”.
Ha mostrato nei fatti che la politica a volte può essere anche, citando papa Paolo VI “la più alta forma di amore, di carità e di servizio del prossimo”; ha così restituito speranza e fiducia nella politica, quella vera, ad un’intera generazione e a conservare e custodire l’amore per la Repubblica, la Democrazia e la Costituzione.
L’uomo potrebbe mai privarsi dell’aria? E’ un bene necessario alla sua sopravvivenza ma della cui importanza si accorge soltanto quando gli viene a mancare. Per la maggior parte delle persone la libertà così come la democrazia sono beni di cui non si avverte neppure più la presenza, non si colgono più le connessioni storiche, i risvolti morali; è dunque per questo che è sempre fondamentale ricordare gli uomini e le donne che combatterono e morirono per consegnare questi beni imprescindibili a tutti, anche a coloro che invece li osteggiarono.
È incredibile pensare come un solo uomo abbia fatto tanto per l’Italia, e soprattutto pagando di persona le scelte difficili fatte da giovane proprio nel nome di quella parola, al fine di tutelare le generazioni future e non certamente se stesso e di fare di questo requisito un diritto di tutti.
Egli, un giovane socialista nato nel 1896 che si guadagnò la libertà lottando, vivendo di rinunce materiali e affettive, che ha realmente conosciuto la fatica di lottare per la libertà, facendosene portatore.
Fede, libertà, giustizia sociale sono state parole chiave nella sua lunghissima vita politica e credo fermamente che dovrebbero accompagnare ciascuno di noi lungo il nostro cammino.
Spero dunque che sarà impegno di noi tutti avere coscienza della memoria storica per cercare un luminoso futuro e spero fortemente che il suo concreto esempio che è anche il suo lascito, non venga mai dimenticato e anzi sempre tramandato.
Voglio chiudere citando alcuni versi scritti da Paul Eluard, un poeta francese che nel 1942 pubblicò in clandestinità la poesia dal titolo “Liberté”. Durante l’occupazione tedesca di Parigi, migliaia di copie vennero lanciate dagli aerei sulla città affinché le coscienze ne fossero destate e per dare forza a chi era entrato nella Resistenza.
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Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome
Su l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà”
Grazie